mercoledì 3 novembre 2010

2 anni non bastano per cambiare il mondo

“Voto USA, schiaffo ad Obama”. Così Il Messaggero di oggi intitola lo spazio in prima pagina dedicato alla sconfitta dei democratici alle midterm elections statunitensi. Una battuta d’arresto preannunciata dai sondaggi preelettorali, diventata ora realtà.
Un dato di fatto che lascia l’amaro in bocca. Soprattutto in chi credeva in una svolta epocale dopo la vittoria - nel 2008 - di quel ragazzone “abbronzato” di nome Barak. In chi sperava di riabbracciare definitivamente i propri cari soldati: vivi. In chi finalmente poteva dire: «Sono nero come il Presidente». In chi, come noi europei, abbiamo fatto dell’America il centro del mondo.
Ma se gli americani hanno cambiato rotta, forse un motivo ci sarà.
Nel suo primo discorso ufficiale il neo presidente USA definiva con queste parole la sua incredula soddisfazione: «Questa notte abbiamo dimostrato che l’America può cambiare. L’America è cambiata se uno come me può diventare presidente». E poi?
Forse è troppo presto per dirlo. Anche se l’esasperata fretta che contraddistingue la vita personale, politica e sociale dell’uomo del terzo millennio non sembra ammettere ritardi. Quasi sempre quelli degli altri.

“Obama vince: cambia il colore della storia” (ilGiornale.it - 5 novembre 2008). E non solo. Speriamoci ancora.


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