domenica 20 febbraio 2011

Sanremo 2011: vince la canzone che emoziona

FONTE: corriere.it
«La canzone è bella quando le emozioni arrivano». Parole che sembrano quasi una profezia quelle pronunciate da Roberto Vecchioni alla vigilia della sua vittoria al 61° Festival della Canzone Italiana. Ieri sera, infatti, ha vinto la sua Chiamami ancora amore, la sua poesia, il suo grido d’amore per l’umanità, per la libertà di pensiero, per la vita. Ha vinto quell’intreccio tra musica e parole che ha saputo emozionare il Teatro Ariston, la critica e, soprattutto, la maggioranza dei telespettatori (anche quelli che non hanno “votato”).

E a sorpresa - non succedeva ormai da anni - la canzone è tornata al centro dello spettacolo. E non solo quella trionfatrice. L’apprezzamento dimostrato dai media e dagli italiani per la maggior parte dei brani in gara ha sconfitto quell’etichetta “noiosa” che stava facendo degenerare la storica gara canora. Per merito di testi e di melodie che sanno appassionare, per merito di artisti che - seppur di generazioni diverse - li sanno interpretare. E per merito di una scelta stilistica competente e accurata, affidata - nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia - ad un pilastro della musica leggera italiana: Gianni Morandi.

FONTE: corriere.it
«Non ci deve essere discriminazione tra canzone e canzone d’autore», dice Vecchioni. «L’unica differenza sta nelle metafore, più numerose nei testi autoriali». Ma quello che conta, ci tiene a ribadire, sono le emozioni. Ne sanno qualcosa Emma e i Modà che con la loro Arriverà hanno conquistato la medaglia d’argento, sfiorando di poco il posto più alto del podio. Una canzone che parla d’amore attraverso immagini concrete, della «tristezza dei pianti» che si trasformeranno in «sorrisi lucenti», del «sapore del bacio più dolce e un abbraccio» che «scalderà».

Premio di consolazione per Al Bano Carrisi e per la sua Amanda è libera, che insieme sono saliti sul terzo gradino del podio. Un cantante che conferma così la sua nazional-popolarità, attraverso la sua vocalità inconfondibile e un testo non di condanna ma di speranza sociale. «Occhi che sognano giorni di libertà» quelli di Amanda, tenuti chiusi da un «branco di uomini ricchi d’infamità». Ma ora «Amanda è libera come una rondine, sopra le nuvole della sua ingenuità».

Generazioni a confronto, che hanno saputo esprimere in musica le diverse sfaccettature della vita e del sentire comune; che hanno saputo ascoltare i bisogni della gente, senza lasciarla - finalmente - indifferente. 

giovedì 10 febbraio 2011

Il duo Celadin-Tessoni e quella magica alchimia tra poesia e musica

Il canto e il pianoforte sono stati i co-protagonisti del concerto tenuto lo scorso 5 febbraio a Gorizia dal duo formato dal soprano Silvia Celadin e dal pianista Antonio Maria Tessoni. “Liszt e la canzone d’arte nel romanticismo tedesco”: questo il titolo del pomeriggio musicale inserito nel ciclo invernale della stagione concertistica Gorizia Classica 2010/2011, che ha voluto omaggiare così Franz (Ferenc) Liszt nel 200° anniversario della nascita.

«Ogni pagina di Lied è come una pagina di diario, un nostro momento di vissuto le cui emozioni non vengono annotate, bensì espresse da quella magica alchimia tra poesia e musica». Così il M° Tessoni ha voluto presentare il programma all’appassionato pubblico presente in sala, catturando l’attenzione anche con la lettura dei testi poetici tradotti prima di ogni esecuzione. Così vi voglio introdurre alla visione e all’ascolto della video-intervista rilasciata dal duo alla fine del concerto, corredata dei momenti musicali più intensi e del commento del Direttore Artistico di Gorizia Classica Giorgio Samar.



Il duo ha proposto un programma interamente dedicato alla celebrazione del Lied dell’Ottocento romantico come “poesia della poesia”, come “frammento dell’anima” (stando all’espressione del germanista Ladilslao Mittner), come rappresentazione di una esperienza umana interiore vissuta in tutta la sua pienezza. Nel Lied la musica non solamente “incontra” la poesia ma “si fonde” con essa, crea un tutt’uno, un legame inscindibile e un fine condiviso: andare oltre a ciò che le parole riescono ad esprimere. Nei Kunstlieder (canzoni d’arte) di Franz Schubert - su testi di Johann Wolfgang von Goethe - il pianoforte non accompagna il canto ma crea la Stimmung, l’atmosfera, il clima espressivo, pur sempre con quella semplicità ed eleganza che caratterizza il gusto viennese. Robert Alexander Schumann, invece, dai suoi Lieder fa scaturire una Stimmung più di gusto germanico, dando maggior spazio al pianoforte con lunghi preludi e postludi, e integrando completamente la voce nella struttura generale. Nella seconda metà del secolo la musica vocale da camera prende due strade: quella conservatrice seguita da Johann Brahms, che sottolinea la dimensione intimista e camerista del Lied, e quella moderna seguita da Hugo Wolf e Franz (Ferenc) Liszt, che la espandono. Wolf è un innovatore dal punto di vista della scelta dei testi, grazie anche al contributo poetico di Eduard Mörkel. Non più inscindibilmente legati alla Sehnsucht, alla tipica “nostalgia” romantica, ma più vicini ad altri aspetti della vita quotidiana: dalla dimensione erotica a quella umoristica. I Lieder di Liszt subiscono una dilatazione formale, mirata ad enfatizzare la scrittura strumentale e vocale. Spesso il canto è estroverso, abbandona le curve melodiche: la musica si ferma e la voce parla.

E così il pianismo d’esperienza di Antonio Maria Tessoni, che fu allievo di Bruno Canino e che dal 1989 è titolare della cattedra di Pianoforte Principale presso il Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza, si fonde con la promettente vocalità lirica di Silvia Celadin, diplomata brillantemente in canto nel 2008 presso il Conservatorio “F. Venezze” di Rovigo. In Die Loreley, Freudvoll und leidvoll e O lieb, so lang du lieben kannst di Liszt il pianoforte lascia “parlare” la voce, e la voce ricambia lasciando “cantare” le sue melodie al pianoforte, che le dilata e le rielabora. La gestualità e la mimica della Celadin - composta, mai esagerata, non teatrale bensì di gusto filologicamente “salottiero” - rafforza le diverse dimensioni espressive dei testi: dal sentimento nostalgico di Nur wer die Sehnsucht kennt di Schubert, alla pena d’amore di Die Lotosblume di Schumann; dalle lacrime che scendono al chiarore della luna in Die Mainacht di Brahms, alla scenetta umoristica del ragazzino che parla al topo in Mausfallen-Sprüchlein di Wolf. Il gesto pianistico di Tessoni interseca le parole, le sottolinea, le incontra con spontaneità e le incornicia con fluidità; dinamizza gli eventi poeticamente e musicalmente drammatici, senza mai sopraffare il canto.