mercoledì 2 marzo 2011

Giovanni Guglielmo ai “Martedì del Conservatorio”. Un concerto, tre generazioni a confronto

Un confronto arricchente quello assaporato ieri pomeriggio - sia dagli interpreti sul palco che dal numeroso pubblico in sala - alla Schubertiade dei “Martedì del Conservatorio” di Vicenza. Un concerto interamente dedicato all’opera cameristica di Schubert, interpretata da tre diverse generazioni di musicisti. La prima, rappresentata dal soprano Silvia Celadin e dal pianista Pierluigi Piran, poco più che trentenni, che hanno avuto l’opportunità di suonare “alla pari” con due Maestri di decennale esperienza. La seconda, rappresentata dal M° Antonio Maria Tessoni, titolare dal 1989 della cattedra di Pianoforte Principale presso il Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza ed ideatore del concerto. Infine la terza, rappresentata dal M° Giovanni Guglielmo, la cui carriera vanta numerosi e prestigiosi incarichi nonché riconoscimenti. È stato, infatti, primo violino solista dell’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia e dell’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia di Roma, direttore del Conservatorio di Vicenza, fondatore di famosi gruppi cameristici quali L’Arte dell’Arco e I Solisti Filarmonici Italiani, Accademico dell'Accademia Olimpica di Vicenza e Socio Corrispondente dell'Accademia Galileiana di Padova.

«Il rapporto con i giovani è per me vitale, non sento nessuna differenza» spiega il M° Guglielmo, che ha regalato al pubblico due Sonate per violino e pianoforte. La Sonata in sol minore op. 137 n° 3 in duo con il giovane Piran e la Sonata in la maggiore op. postuma 162 in duo con il M° Tessoni. Piran ha commentato così la sua esecuzione: «Suonare con il Maestro Guglielmo è un piacere ed è molto facile. Ho avuto l’onore di suonare anche in passato con lui, con il Maestro Tessoni e con Silvia, ma stasera sono felice di aver avuto l’opportunità di farlo insieme a tutti loro».

Tessoni, che ha fortemente voluto questo concerto, sottolinea che il suo principio ispiratore è stato quello di «permettere l’incontro fra diverse personalità di musicisti - anche in età diversa - per creare una possibilità di scambio, di comunicazione attraverso la musica e di arricchimento reciproco». Ha suonato infatti in duo anche con la Celadin (Cinque Lieder per soprano e pianoforte su poesie di Wolfagang Goethe) e con Piran (Allegro in la minore op. 144 Lebensstürme - Tempeste della vita - per pianoforte a quattro mani). «Se non c’è un contatto umano tra i due pianisti è difficile poter suonare insieme. Bisogna volersi bene», puntualizza Piran.

Come bis i quattro musicisti hanno presentato il trio Der Hirt auf dem Felsen (Il pastore sulla roccia), originariamente per voce, clarinetto e pianoforte, ma curiosamente adattato per l’occasione: il violino al posto del clarinetto e al pianoforte non uno bensì due pianisti. «Il trio di Schubert nasce con il clarinetto, che è più simile alla voce, però con il violino del Maestro Guglielmo ho sentito la forza del dialogo. Era come parlare senza aver bisogno di parlare», ha commentato la Celadin.

«Ognuno di noi ha portato il suo bagaglio di esperienze, chi maggiore e chi minore. E questo ha creato una vivacità, un’interazione anche sul piano umano, che è quello che permette alla musica di essere, di vivere e di arrivare anche a chi l’ascolta. Se non c’è l’umanità delle persone, arriva poco». Un monito - quello di Tessoni - che non ha età. 

1 commento:

  1. Bella pagina.
    Sento leggendo le emozioni degli artisti e del pubblico.
    Mi sembra di vivere la vitalità giovanile e l'esperienza del vissuto.

    L'umanità tutta dovrebbe vivere "in musica":
    non ci sarebbero le morti brutali,
    non ci sarebbero le guerre,
    non ci sarebbero governanti che uccidono, solo per il potere e la ricchezza, il loro stesso popolo,
    non ci sarebbero giovani vite stroncate nell’adempimento della loro missione,
    non ci sarebbero lotte politiche ridicole e cattive,
    non ci sarebbero ……………………………, milioni di altre cose negative.

    “Questa maledetta notte dovrà pur finire perché la riempiremo noi da qui di musica e parole”: come dice Vecchioni nella sua canzone “Chiamami ancora amore”.

    Sole

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