Una rustica sedia al posto di un classico sgabello.
Le gambe accavallate, la schiena ricurva, il viso che sfiora la tastiera.
Sempre lo stesso pianoforte: uno Steinway CD 318.
Interprete sconveniente ed eccentrico secondo gli accademici;
creativo e brillante secondo il pubblico.
Non aveva paura dell’errore, ma il terrore dell’imperfezione.
Artista fortemente discusso, ma mai dimenticato.
Il FuoriCLASSic a cui è dedicata la mia prima tesi di laurea.
Se lo riconoscerete, vi racconterò la sua storia.
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